Apparato digerente e microbiota: barriera strutturale
Gastroenterologia

Apparato digerente e microbiota: barriera strutturale

L’apparato digerente è composto da un insieme di organi che hanno la funzione di trasformare il cibo in energia e sostanze nutritive elementari, adatte a essere assorbite dall’organismo, eliminando le scorie attraverso le feci.

 

L’apparato digerente consiste in una sorta di canale, che nell’adulto raggiunge complessivamente la lunghezza di 7-9 metri.

 

Questo canale si distingue in varie zone che prendono il nome di bocca, faringe, esofago, stomaco, intestino. Nell’apparato digerente sono incluse due grandi ghiandole, fondamentali per i processi digestivi: il fegato e il pancreas.

 

Come è fatto l’intestino

La parte dell’apparato digerente principalmente preposta all’assorbimento dei principi nutritivi è l’intestino che si suddivide in due porzioni: tenue e crasso.

Nell’intestino tenue il cibo permane per 3-6 ore. Da qui, sfocia nel crasso attraverso la valvola ileocecale, che impedisce il reflusso del contenuto intestinale, ancora ricco di acqua.

L’intestino crasso inizia a sinistra con un tratto ascendente, dove è visibile una piccola e sottile protuberanza chiamata appendice, segue un tratto traverso, quindi uno discendente e uno a forma di “s” (sigma) che si conclude con un breve tratto rettilineo (retto).

 

Le difese naturali della superficie intestinale

Lo strato superficiale della parete intestinale, chiamato epitelio intestinale è in contatto permanente con i materiali derivanti dal cibo e con una flora batterica continuamente variabile e dinamica. L’epitelio intestinale deve quindi mantenere sempre integre le proprie difese, per evitare che l’organismo umano venga aggredito da possibili minacce provenienti dall’ambiente, che giungano nell’intestino.

Le difese della barriera strutturale intestinale sono costituite da:

·      parete mucosa

·      sostanze antibatteriche (peptidi) e da anticorpi (immunoglobuline A), che vengono continuamente riversate nel lume intestinale

·      giunzioni tra le cellule epiteliali

Se l’efficienza di questi sistemi di barriera si interrompe, batteri, virus e sostanze potenzialmente dannose presenti negli alimenti possono raggiungere gli strati profondi della parete intestinale (sottomucosa) e indurre una risposta infiammatoria, che può a sua volta provocare disturbi intestinali.

 

La barriera del microbiota

Sin dalla bocca e in tutto l’apparato digerente, è presente il microbiota (termine moderno della cosiddetta flora batterica), ovvero una straordinaria popolazione di batteri (ma anche miceti e virus) innocui, che – oltre a contribuire ai processi digestivi e al sistema immunitario – rinforzano la barriera strutturale intestinale. Basti pensare che, complessivamente, la massa di batteri presenti nell’intestino crasso costituisce uno strato di circa 2 centimetri di spessore. Ciò dà l’idea del grande numero di batteri che risiedono stabilmente nell’intestino e di come il microbiota rappresenti un vero e proprio “scudo” che aiuta e protegge l’intestino umano.

Tra questi “batteri buoni”, molto importanti sono i lattobacilli e i bifidobatteri, che producono inoltre vitamine essenziali e mantengono il livello di acidità nell’intestino. La loro presenza stabile e ben diffusa crea inoltre una competizione con altri possibili germi invasori, impedendone così la colonizzazione e l’aggressione dell’intestino.

 

Cosa sono i probiotici
Quando si creano squilibri nel microbiota, può essere opportuno un nuovo bilanciamento utilizzando prodotti chiamati “probiotici” (un tempo detti “fermenti lattici”); l’origine di tale denominazione è “pro-bios”, ovvero “a favore della vita”, e ciò la dice già lunga sull’importanza degli effetti benefici dei probiotici.
Più precisamente, secondo la definizione della FAO (Food and Agriculture Organization) e della WHO (World Health Organization, Organizzazione mondiale della sanità), i probiotici sono microrganismi vivi che conferiscono un beneficio alla salute dell’organismo se somministrati in quantità adeguate. I prodotti a base di probiotici servono infatti a migliorare l’equilibrio del microbiota intestinale e a ridurre la possibilità che si annidino nell’intestino ceppi di batteri patogeni, ovvero che inducono malattia.

 

Usando un linguaggio molto semplificato, si può dire che si usano batteri “buoni” per non dare spazio ai batteri “cattivi”. I probiotici, per avere effetti benefici, devono essere assunti in quantità adeguate, nell’ordine dei miliardi di unità. I ceppi più frequentemente usati come probiotici includono i già citati bifidobatteri lattobacilli (conosciuti anche con le denominazioni più tecniche di Bifidobacterium lactis e Lactobacillus, riscontrabili nelle composizioni dei probiotici in commercio come Proxian  che sono i gruppi principali del microbiota gastrointestinale. Oltre ai già citati Bifidobacterium lactis e Lactobacillus, anche il lievito Saccharomyces boulardii ha mostrato importanti benefici per la salute, ed è pertanto spesso presente nei probiotici oggi disponibili.